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Piccole dimensioni non vuol dire piccoli problemi
La trasformazione digitale implica che i processi aziendali che portano alla realizzazione di prodotti/servizi vengano digitalizzati. Ci sono tante definizioni possibili relative al processo di trasformazione digitale. Quella che però preferisco è la seguente:
“è la profonda e rapida trasformazione delle attività, dei processi, delle competenze e dei modelli aziendali per sfruttare al massimo i cambiamenti e le opportunità delle tecnologie digitali e i loro impatti nella società in maniera strategica e prioritizzata.”
La trasformazione digitale non rappresenta solo un’opzione. Ma è il centro nevralgico da cui potersi muovere e ripartire. Questo deve valere non solo per le grandi aziende, ma soprattutto per le piccole e medio imprese che compongono il tessuto industriale dell’Italia.
Ma a che punto è la digitalizzazione delle nostre pmi? A fotografare una situazione difficile da categorizzare ci pensa una ricerca condotta da Paolo Pasini e Angela Perego, della SDA Bocconi School of Management e commissionata da Teamsystem. Secondo l’indagine solo nel 21% dei casi non esiste un’unità o figura formalmente dedicata all’ICT o alla digitalizzazione. La maggioranza delle imprese (58%) dispone di uffici o reparti ICT con non più di 5 addetti, mentre il 21% dedica più di cinque persone. Mentre le decisioni riguardanti i sistemi informativi sono prese in generale dall’imprenditore anche se il CIO ha comunque un ruolo rilevante nel processo decisionale legato ai sistemi informativi.
Cinque driver per la trasformazione digitale: dal mobile al cloud
Sono cinque, secondo l’indagine, i driver che spingeranno la trasformazione digitale delle pmi italiane. Il primo è il mobile, il secondo elemento è l’eCommerce. Attualmente appena 16 organizzazioni su cento dispongono di una piattaforma per le vendite online, ma nonostante questo solo il 12% è disposto a puntare risorse su questo capitolo. Il terzo driver, le soluzioni di Business intelligence sono invece adottate dal 25% delle imprese e anche in questo caso solo il 12% investirà denaro per potenziare nel prossimo triennio le attività di marketing (17%). Mentre il quarto driver riguarda il possesso di una versione Web dei sistemi gestionali. E ultimo ma non ultimo, il cloud: il 4% delle aziende dichiara di accedere a prodotti SaaS (Software as a Service) e il 12% dispone di un budget da investire nei prossimi tre anni.
La trasformazione digitale in Ducati passa attraverso una moto a portata di click
Creare sinergie e allenare l’intera squadra è l’idea vincente proposta da Piergiorgio Grossi, Chief Information & Digital Transformation Officer della Ducati. L’IT diventa un fattore abilitante, una spinta nuova per soluzioni nuove. Un esempio? Una moto a portata di click. Con il nuovo configuratore Scrambler Ducati può creare la moto perfetta per i suoi appassionati, in modo semplice e veloce. Questo è uno dei primi step della digital transformation che l’azienda sta implementando. Perché è importante che un Ducatista lo sia non solo quando è in moto ma ovunque e in qualsiasi momento e questo sarà possibile vivendo l’esperienza Ducati attraverso tutti i nuovi strumenti digitali. Cosa significa? Poter vivere un’esperienza fatta non soltanto di moto, accessori, abbigliamento ma anche di senso di appartenenza a una grande community.
Mai sedersi
Come si è detto il cambiamento è possibile ed è già in atto. Cambiare prodotto, digitalizzare un servizio, trovare la giusta strategia può non essere immediato, ma è comunque fattibile. Cambiare la mentalità di un gruppo di persone, che per cultura non è digitale, è estremamente arduo. Deve esserci la volontà profonda di farlo seriamente e assieme. Ed è per questo motivo che il processo di trasformazione digitale deve inizialmente partire da piccole cose, come fosse un cavallo di troia o un virus innestato dentro l’azienda. Un virus che contagi l’intera azienda.