Però tanti dati non danno potere, non permettono di conoscere il consumatore, di decifrare la sua complessità e carpirne i bisogni latenti.
Un vero e proprio torrente di dati è inutile se non si è in grado di ricavarne informazioni utili e pertinenti.
Google fornisce in merito degli elementi che camminano in parallelo e possono aiutare a incanalare questo torrente di dati raccolti: i MicroMoment.
Il colosso di Mountain View prende il percorso d’acquisto e lo scardina in attimi che presi in singolo sono rilevanti, evidenti, come una stella che brilla solitaria, ma collegati insieme incantano come un’intera costellazione.
Ognuno di questi attimi vissuti dal consumatore va conquistato, regalandogli esperienze memorabili.
Facile a dirsi, più difficile a farsi.
Due fattori per le imprese di successo
Per assicurare questi momenti, l’azienda dovrebbe abbracciare strategie sorrette da dati – data strategy – che permettano di delineare il profilo del consumatore e di applicare tali informazioni al marketing.
Una ricerca condotta da Econsultancy, in collaborazione con Google, evidenzia come le aziende di successo tengano conto principalmente di due fattori:
- supporto dal top management
- una chiara data strategy
“Circa ⅔ dei CMO intervistati conferma che le decisioni supportate da dati accurati sono migliori di quelle dettate dal solo istinto”
Pare che le imprese continuino ad avere difficoltà sui due fronti, soprattutto nell’analisi consapevole dei dati. In particolare si fa fatica a raccogliere correttamente i dati e trovare le giuste figure professionali che se ne occupino.
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Dati, i migliori amici del marketing
Il bello dei problemi è che richiedono una soluzione che spesso e volentieri migliora di molto la situazione iniziale. Per capirci, questa mattina non saremmo arrivati in ufficio in bici se il velocipede non fosse stato così scomodo.
Quindi, se in questo caso il problema è la difficoltà interpretativa dei dati, cosa fare? Innanzitutto per ottenere una trasformazione data-driven significativa è necessario che, oltre al supporto dal top management, vi sia un cambiamento culturale dell’azienda nel suo insieme. Tutti gli elementi aziendali devono far fronte comune e generare valore insieme, sia dal punto di vista organizzativo, sia per quanto riguarda dati e tecnologia.
Già così la nostra bicicletta comincerebbe a essere più funzionale.
Inoltre, secondo Google, integrare analytics e strategie di marketing richiede:
- Una visione completa dell’audience
- Uno scambio completo e trasparente dei dati tra team aziendali
- Una combinazione proficua tra dati e strumenti di advertising
Avere una visione completa dell’audience
Non ci si può concentrare singolarmente sugli insight di campagne AdWords, sulle reazioni ai post sui social o sulle vendite in store. Piuttosto è utile confrontare e unire tutti i dati in possesso per avere uno sguardo più organico sullo scenario complessivo.
Più difficile, tuttavia solo così si evita una visione frammentata del taget e si può comprendere il customer journey che il cliente affronta tra online e offline.
Scambio completo e trasparente dei dati tra team aziendali
Rendere accessibili e disponibili i dati a tutti i team è il primo passo che porta necessariamente al secondo: assicurarsi che tutto il personale sia in grado di utilizzarli in modo proficuo.
“Il 75% dei CMO concorda che la mancanze di formazione sull’analisi dei dati sia la più grande barriera all’aumento di decisioni data-driven”
Fornire questo tipo di formazione ai diversi reparti dà ai dipendenti un vantaggio giornaliero perché saranno in grado di prendere decisioni avvalorate dai dati in tempo reale.
Combinazione proficua tra dati e strumenti di advertising
Grazie a strumenti digitali che integrano dati e tecnologia si può segmentare la clientela, così da identificare i target più profittevoli ai quali dedicare esperienze d’acquisto personalizzate o campagne di remarketing.
Un semplice esempio può essere il pixel di Facebook che permette di indirizzare l’advertising sulla piattaforma social agli utenti che hanno compiuto una determinata azione, come visitare una pagina del proprio sito aziendale.
Quindi, per trasformare ogni micro-momento in un attimo di puro delightment per il cliente, un buon marketer deve avere dati sempre disponibili e pronti a supportare ogni decisione strategica.
La collaborazione in questo frangente gioca un ruolo chiave: i vari team, con tutti i dati disponibili, possono lavorare in modo più consapevole sui diversi touchpoint. Condividendo e sfruttando le informazioni ottenute si crea una sinergia produttiva che non può far altro che aumentare le performance di tutti i lavoratori coinvolti.
L’obiettivo ultimo rimane offrire un’esperienza memorabile al consumatore. E vista così, sembra già meno difficile.