Quanto influisce l’utilizzatore finale nella progettazione di un APP?
Pensiamo alla nostra nonna (ormai anche le nonne sono super tecnologiche): se le chiedessimo cosa dovrebbe avere la sua applicazione sul telefonino per piacerle tanto, cosa ci risponderebbe? Probabilmente che “devo capire come funziona senza diventare matta”, “deve avere le icone grandi, perchè non ci vedo più come una volta” e soprattutto “deve servire a qualcosa, se no perchè devo averla?” (i nonni tendono ad essere tirchi anche se le cose sono gratis).
Definire il target di utenti che utilizzeranno il nostro prodotto è il primo passo per cominciare a progettarlo: la nonna, indirettamente, ci ha dato delle preziose informazioni. Se realizziamo app destinate ad un pubblico come lei, dovranno essere semplici, intuitive, con poche funzioni e una grafica essenziale che la aiuti a comprendere la navigazione.
Ma facciamo un esempio pratico: immaginiamo che ci chiedano di creare app di home-banking. Chi la utilizzerà? La nonna? Può essere. I colleghi? Probabile. Mio figlio? Di sicuro no se ha meno di una certa età. Quindi identifichiamo il bacino di utenti come uomini e donne adulti, tenendo conto che c’è la possibilità che tra loro ci sia anche qualcuno di più anziano. E quindi? Come questa informazione condiziona il mio lavoro? “Graficamente parlando” dovrò scegliere colori apprezzabili sia dagli uomini che dalle donne e definire dimensioni e tratti delle icone in modo che anche la nonna tecnologica possa distinguerle chiaramente e capirne la funzione.
Il ragionamento può funzionare anche al contrario se non ho un committente: qual è la tipologia di utente per cui voglio creare l’app? Dopo averlo definito ed essermi ben informato sulle sue caratteristiche e sui suoi desideri posso scegliere il tema, le funzioni e le dinamiche di funzionamento del mio prodotto per poi proseguire con la costruzione delle grafiche.